martedì 18 settembre 2012

La rete basata sul microcredito

Un ulteriore post per approfondire e concludere il progetto di Microcredito attivato dalla ONG 7a nei villaggi della Regione di Kolda.

Volendo descrivere la rete costituita dalle relazioni degli attori del Microcredito si ottiene una rete coesa ed omogenea; sebbene settorializzata in tre unità (l’ONG “7a”, il GPF e le commissioni interne ad esso, rappresentate dai gruppi di tre membri interconnessi tra loro) risulta compatta. I caratteri che stanno alla base delle relazioni sono spesso sia formali sia informali: i legami di parentela e di amicizia hanno spesso preceduto la formazione di relazioni ufficiali e tecniche. Un altro aspetto importante è la peculiarità bidirezionale delle relazioni. Ciò caratterizza il ruolo dei membri dell’equipe dell’ONG come “teorici partecipanti” che lavorano “con”, invece che “per” la comunità. 

I Gruppi di Promozione Femminile che fanno riferimento al Progetto Microcredito dell’ONG “7a”/ Maa- Rewee sono in totale 18, collocati in 17 villaggi. Tale mappatura si caratterizza per tre differenti tipologie di relazioni. La prima connette l’ONG “7a” con i 18 GPF. La seconda costituisce l‘elemento più importante del progetto perché connette tra loro diversi GPF: i GPF più esperti aiutano i più recenti nell’organizzazione e nelle comprensione delle dinamiche interne, sotto la guida dell’ONG.La terza tipologia, invece, riguarda il GPF “Wakkilaare” di Ilyao (Villaggio a circa 15 Km ad est di Kolda) è stato creato il 6 febbraio del 1986 e comprende 100 membri. Esso costituisce le fondamenta di “7a” perché diretta conseguenza della volontà di questo gruppo di organizzare un sistema di microcredito. Grazie all’esperienza accumulata nel corso di 12 anni, Wakkilaare ha instaurato un sistema di microcredito autonomo con un altro gruppo, qualificandosi come struttura indipendente alla pari di “7a”, fornendo il capitale di partenza, l’assistenza tecnica e la formazione. Il suo obiettivo è quello di instaurare una rete di microcredito come quella instaurata da “7a”, in completa autonomia dall’ente. La rete costituita dal progetto microcredito, quindi, gode anche di una elasticità e apertura verso l’esterno proprio grazie alle sue caratteristiche. Questo gruppo rappresenta quanto Mballo ha affermato il più occasioni: “Noi siamo qua per far emergere un cambiamento che è nato dalla base”. Questo è il nucleo dell’intervento di rete attraverso le reti.

Dalla tesi di Chiara di Guglielmo "Interventi di rete: la realtà in progetti promossi nella Regione di Kolda - Senegal"
 

mercoledì 5 settembre 2012

Il Microcredito: il processo di attivazione e supporto al GPF

L'attivazione di un progetto di Microcredito in un villaggio (a beneficio di un gruppo di donne riconosciuto) da parte della ONG 7a si fonda sulle seguenti premesse:
  • Trasparenza; 
  • Essere un gruppo riconosciuto (“7a” offre aiuto tecnico per ottenere il riconoscimento giuridico dei Gruppi di Promozione Femminile GPF);
  • Ogni membro del gruppo deve versare il proprio contributo;
  • Ogni donna deve ingaggiarsi in attività generatrici di reddito.
 Le fasi specifiche dello svolgimento del progetto si identificano in:
  • I fondi degli organismi finanziatori sono versati alle presidenti del GPF sotto forma di assegni durante una cerimonia alla quale partecipano anche le autorità;
  • il GPF consegna a “7a” la contabile di versamento dell’assegno nel loro conto corrente bancario;
  • il GPF consegna a “7a” la contabile di prelievo dell’ammontare dell’assegno per investirlo;
  • il GPF consegna a “7a” la lista delle beneficiarie e delle somme di denaro da loro ricevute;
  • le beneficiarie devono risparmiare 115 FCFA (Franchi senegalesi) per ogni mese;
  • ogni donna deve possedere il budge di membro della “Cassa di Solidarietà per la Promozione della Donna”;  
  • il GPF deve ogni mese riunirsi per versare gli interessi mensili e discutere dei problemi riscontrati;  
  • al termine del ciclo gli interessi accumulati sommati al capitale iniziale devono essere versati dal GPF nel proprio conto corrente bancario;  
  • il GPF consegna a “7a” la contabile di versamento dell’ammontare finale nel proprio conto corrente bancario.
Il progetto, apparentemente molto semplice, trova il suo maggior punto di forza nelle reti sociali che ne compongono il substrato. Le reti concretizzano il progetto e lo rendono inscindibile dalle più piccole caratteristiche e scelte dei singoli attori implicati. 

I beneficiari del progetto comprendono esclusivamente donne riunite in un gruppo riconosciuto istituzionalmente, denominato Gruppo di Promozione Femminile. All’origine dell’istituziona- lizzazione, l’iniziativa di aggregarsi nasce dalle donne: “7a” interviene solo nel momento in cui un gruppo si presenta alla sede dell’ONG chiedendo aiuto per essere riconosciuto. L’inizio del processo di cambiamento avviene, pertanto, senza interventi di “7a”. Nella maggioranza dei casi le donne vengono a conoscenza della possibilità di partecipare al progetto tramite vie d’informazione informali: chiacchierate al mercato, contatti con materiale pubblicitario o amicizie con membri di altri GPF (rete primaria).

L’idea di costituire un GPF deve poi essere comunicata e discussa con il Capo Villaggio allo scopo di ottenere il suo permesso per convocare la popolazione femminile interessata. Spesso alla prima riunione partecipano soprattutto uomini, mentre la seconda vede la partecipazione di quelle mogli che hanno ricevuto il permesso dal marito. Se la prima moglie del Capo Villaggio vuole essere la responsabile del gruppo nessuna donna può obiettare, in caso contrario rimane la proponente.L’obiettivo dell’ONG è che le persone si rendano conto del desiderio di cambiare e attivino un primo passo da sole.È solo a questo punto che “7a” interviene per aiutare il gruppo a raggiungere una cultura comune e, attraverso l’autopromozione, attivare l’interfaccia della collettivizzazione per raggiungere la comunità. Ciò è favorito da due processi: l’identificazione istituzionale e la definizione collettiva dei percorsi.

Per quanto riguarda l’identificazione istituzionale, l’ONG interviene, accompagnando e guidando il gruppo nelle pratiche burocratiche. Nel momento in cui il GPF è iscritto al Registro del Commercio, si identificano tre figure: una Presidente, una Tesoriera e un Comitato di Gestione.

Le prime due figure sono generalmente riconosciute dal gruppo, non solo dal punto di vista istituzionale. Infatti, almeno una delle due è la promotrice originaria e l’altra, per esclusione, è generalmente la prima moglie del Capo Villaggio. Se la seconda è riconosciuta come elemento in un certo modo “imposto” dalla cultura locale, la proponente è riconosciuta come leader per le sue qualità e per la fiducia che in lei è riposta. La loro funzione “istituzionale” è di co- firmare tutte le operazione bancarie.Il Comitato di Gestione, eletto dai membri, dirige il gruppo occupandosi della divisione dell’ammontare, dell’adozione del ciclo di restituzione e del tasso di interesse. Ogni GPF, inoltre, predispone un regolamento interno contenente le norme fondamentali che il gruppo deve rispettare, molto spesso non scritto.

Per garantire la definizione collettiva dei percorsi, “7a” richiede a ogni GPF di organizzare un sistema strutturato in commissioni al fine di garantire la piena partecipazione e il coinvolgimento di tutti i membri nei processi decisionali. Queste commissioni sono anche le responsabili del sistema di rimborso dei prestiti.La loro formazione e organizzazione è seguita dall’ONG che organizza delle sessioni per rinforzare le capacità di gestione di gruppi. Queste sono rivolte soprattutto alle Presidenti e alle Tesoriere perché rappresentano il gruppo, sono legittimate e sono generalmente in grado di utilizzare propriamente gli strumenti metodologici forniti.

Dalla tesi di laurea di Chiara di Guglielmo, compagna di viaggio: "Interventi di rete: la realtà in progetti promossi nella Regione di Kolda - Senegal"

venerdì 31 agosto 2012

IL BAOBAB



Albero maestoso con un enorme fusto, plurimillenario, possente, solitario, leggendario, simbolo delle savane africane, punto di riferimento per l’orientamento, fulcro della vita sociale dei villaggi, luogo di incontro, albero delle iniziazioni, delle chiacchiere, dei giuramenti, offre rifugio agli animali, riparo, cibo e le sue straordinarie proprietà all’uomo; per i popoli africani è l’albero dai poteri magici, l’albero della vita, l’albero farmacista, l'albero del pane di scimmia, l'albero del tartaro, l'albero della limonata, l’albero del rispetto e della fiducia. E’ questo il BAOBAB. La sacralità di questa pianta per le popolazioni africane é talmente rispettata dagli abitanti, che solo gli iniziati e i saggi hanno il permesso di arrampicarvisi sopra per raccogliere frutti e foglie. Il Baobab è una pianta tropicale appartenente alla famiglia delle Bombacaceae.

Cresce spontaneamente in vaste regioni dell'Africa, soprattutto nel Sahel, ma anche nel Corno d'Africa, nel Sud Africa e in Madagascar e in parte dell'Australia. Il Senegal ha scelto il baobab come relativo simbolo nazionale e nel Sud Africa è un albero protetto. I botanici lo chiamano Adansonia digitata, in onore di Michel Adanson, lo scienziato esploratore che per primo, verso la metà del 1700, studiò e descrisse questo "albero dalla grandezza prodigiosa e dalla straordinaria utilità". Ma già nel 1453 l'esploratore-cronista portoghese Gomes Eanes de Zurara descriveva il baobab con le seguenti parole:"Questo curioso albero domina, isolato e immenso, con i suoi rami sproporzionati, le vaste e assolate pianure dell'Africa”. Per il popolo wolof è semplicemente "Bui", per i mandingo "Sira", per i diola "Bubak”.

Secondo alcuni studiosi il suo nome deriverebbe dall'arabo "bu hibab", un termine che significa "frutto dai molti semi", per altri da "nel hobab dei Bu" nome egiziano, dato dai commercianti del Cairo durante il secolo XVII; ma alcuni testi fanno risalire il nome baobab ad una parlata wolof (lingua diffusa in Senegal), che indicherebbe "l'albero di mille anni". In effetti il baobab vive centinaia d'anni e in alcune parti dell'Africa esistono esemplari vecchi di 5 mila anni. E' curioso notare che il baobab invecchia proprio come gli uomini: con l'avanzare dell'età, l'albero non cresce più, ma rimpicciolisce.

Questo grande albero deciduo può raggiunge facilmente i 20-25 metri d'altezza; i rami, spropositati e tortuosi, formano una larga corona e tendono ad assottigliarsi alle estremità; le foglie sono semplici o digitate (5-9), alternate alla fine dei rami o su piccoli speroni del tronco; l’intera chioma può arrivare a un diametro di 50 metri.




USI, PROPRIETA' E APPLICAZIONI


Il baobab rappresenta per le popolazioni locali una fonte economica preziosa, per il legno e tutti i suoi derivati, ma la sua importanza è legata soprattutto all’impiego di varie parti della pianta dal punto di vista terapeutico e nutrizionale. Le numerose citazioni presenti nelle farmacopee africane gli sono valse la denominazione di chemist tree o l‘albero farmacista. Sono utilizzate tutte le parti dell'albero.


Polpa e frutto

Il frutto del baobab, vellutato, dissetante e leggermente acidulo, è commestibile e la polpa può essere mangiata cruda anche se in genere è utilizzata in poltiglia mescolata con acqua o latte di cocco per confezionare una bevanda rinfrescante e nutriente al gusto di limone verde. E’ ricco di numerose vitamine e minerali: vitamina C (circa 6 volte il contenuto della polpa d’arancia), tiamina (B1), riboflavina (B2), niacina (PP o B3), B6, A (sotto forma di caroteni), calcio, potassio, fosforo, sodio, magnesio, zinco, ferro, manganese, rame. Contenendo quantità apprezzabili di vitamine e contribuiendo all'apporto di minerali e acidi grassi essenziali rappresenta un utile complemento nell'alimentazione per uno sviluppo ottimale dell'organismo. Le sue proprietà sono numerose: è antinfiammatorio, analgesico, antipiretico, antianemico, antimicotico, aumenta la resistenza ai virus (inclusi influenza, raffreddori ed herpes), mantiene l'integrità cellulare di nervi, cute ed epiteli oculari, regola il metabolismo, allevia i disturbi muscolari e mestruali, regolarizza l'intestino, un potente ricostituente con proprietà di anti-affaticamento e anti-stress donando forza, energia e resistenza e riequilibrando il tono dell'umore. Grazie alle sue proprietà antiossidanti, emollienti, leviganti ed elasticizzati la polpa è utilizzata anche per il benessere della pelle e per contrastare gli effetti dell'invecchiamento cutaneo La buccia del frutto può essere usata come efficace repellente per gli insetti. 


Corteccia

La fibra della corteccia è particolarmente resistente ed è usata per fare funi, stuoie, carta, cestini, sacchi, vestiti, fili da pesca, corde musicali per gli strumenti, reti, filo da pesca e cappelli impermeabili. Può essere macinata in polvere e usata come condimento. E’ indicata come antinfiammatorio ed è usata come febbrifugo (si usano decotti di scorza, bollita per un giorno) in sostituzione della corteccia di china anche per i trattamenti antimalarici. 


Foglie

Le foglie sono ricche di vitamina C e sono un'ottima fonte di sali minerali, soprattutto calcio, fosforo, potassio e ferro, aminoacidi e contengono alte quantità di zuccheri provitamina A. Hanno proprietà antinfiammatorie, espettoranti, astringenti, febbrifughe, ipotensive, antiasmatiche, e macerate sono utilizzate nelle malattie delle vie urinarie, diarrea, infiammazioni, morsi di insetti, per fare lavaggi alle orecchie ed agli occhi, come vermifugo nel trattamento per l'espulsione del cosiddetto “verme della Guinea” e nel controllo dell'eccessiva sudorazione. In virtù delle proprietà antiossidanti, emollienti e lenitive, sono impiegate per uso esterno rendendo la pelle elastica e morbida. Tritate e bollite se ne ricava una salsa per uso alimentare e se seccate all'ombra, sono ottime per la preparazione di infusi e decotti dal sapore gradevole e invitante. Nei villaggi del Sahel sono consumate come insalata oppure, polverizzate, vengono mescolate al miglio per ottenere un alimento popolare: il futo. 


Semi

Sono ricchi di grassi e oli che estrai sono utilizzabili per le scottature, la rigenerazione dei tessuti epiteliali e l’elasticità della pelle. Sono usati nella preparazione di saponi e concimi e se tostati sono commestibili.



LE LEGGENDE DEL BAOBAB

Numerose sono le leggende che raccontano del Baobab.

Una leggenda descrive che cosa accade se non si è mai soddisfatti di cosa già si ha; il baobab è stato uno dei primi alberi a comparire sulla terra. Dopo di lui la palma, snella e graziosa. Quando il baobab vide la palma, gridò di voler essere più alto. Quando poi conobbe il bell’albero della fiamma il baobab fu invidioso del suo meraviglioso fiore rosso. Quando scorse l'albero di fico colmo di frutta, ha pregato per avere anch’esso dei frutti dolci. A tal punto gli dei si arrabbiarono per le richieste eccessive del baobab, lo sradicarono e per mantenerlo calmo lo ripiantarono al contrario. Per questo motivo ha dei rami che sembrano radici rivolte verso l’alto. Un’altra leggenda ci dà indicazioni sulla nascita del baobab e sul motivo per cui sembra un albero piantato al contrario, con le radici al cielo. Parecchio tempo fa, un gruppo di gnomi scontrosi decise di vendicarsi degli uomini, colpevoli di disturbare la loro quiete con musiche e litigi assordanti. In una notte buia si intrufolarono furtivamente nei villaggi e sradicarono tutte le piante che si trovavano nei paraggi. Non le gettarono nel fiume, ma le capovolsero a testa ingiù, dando vita ai baobab.


Nello Zambia si dice che un pitone fantasma costruisce la sua casa in ogni baobab gigantesco. Questa leggenda nasce molto tempo addietro, prima della venuta dell’uomo bianco, quando un enorme pitone viveva in un tronco vuoto di un grande baobab. L’animale era adorato dai nativi che lo pregavano per la pioggia, per raccolti abbondanti e per ricche caccie. Arrivò un cacciatore bianco e sparò al pitone; questo gesto portò delle conseguenze disastrose. Anche oggi, durante le notti tranquille, i nativi sostengono di sentire un sibilo continuo proveniente dai vecchi baobab.

Nel parco nazionale di Kafue nello Zambia, uno di più grandi baobab è conosciuto come 'Kondanamwali '- l'albero che mangia le giovani ragazze. Questo albero enorme si innamorò di quattro belle ragazze che vivevano nei dintorni. Quando raggiunsero la pubertà hanno iniziato ad essere corteggiate rendendo l’albero geloso. Una notte, durante un temporale, l'albero aprì il suo tronco catturando le ragazze. Si dice che nelle notti di tempesta i suoni provenienti dall’interno del tronco non siano versi di animali ma i pianti delle ragazze imprigionate.

Fonte: http://www.baobabpescara.org/pagine/baobab.htm

martedì 31 luglio 2012

Notizie da Kolda

Alcune amiche (di ritorno da un viaggio a Kolda) mi hanno appena fatto scoprire questo sito: http://www.koldanews.com/, che racchiude notizie sulla Regione di Kolda, di economia, politica, attualità, educazione e sviluppo, ambiente ecc. Ovviamente in francese!

lunedì 16 luglio 2012

Il Progetto "Donne: impresa, sicurezza alimentare, salute a Kolda"

Si è concluso il 31 dicembre 2011 il progetto "Donne: impresa, sicurezza alimentare, salute a Kolda", promosso dal Gruppo Donne di Ponte San Nicolò e co-finanziato dalla Regione Veneto. 

L'Associazione Gruppo Donne di Ponte San Nicolò da circa 10 anni rivolge la sua attenzione, nell’ambito della promozione dei diritti umani, allo sviluppo di azioni che sostengono una cultura di pace e di solidarietà con le donne, investendo in progetti che mettono in rete tra loro esperienze e bisogni della popolazione femminile che vive e si incontra nel territorio comunale e nei paesi di origine.

In questa ottica hanno promosso nel 2010 il progetto di cooperazione decentrata allo sviluppo “Donne: impresa, sicurezza alimentare, salute a Kolda” che ha trovato partner autorevoli ed efficaci come il Comune di Ponte San Nicolò, l’associazione Italia-Senegal 7 A, il Centro Studi l’Uomo e l’Ambiente di Padova, l’Istituto SIF Centro di psicologia funzionale, l’Associazione dei Senegalesi della provincia di Padova A.S.C.A.N. e la ONG 7 A Maa Réwée di Kolda (Senegal).

Il progetto è stato finanziato al 50% dalla Regione del Veneto con DDR n. 377 del 02.11.2010, ai sensi della L.R. 55/1999, gli è stato attribuito il codice CS2010B10 e vede il proprio svolgimento nel corso degli anni 2010 e 2011.

L’area dell’intervento è localizzata nell’Africa Subsahariana, nello stato del SENEGAL, e precisamente nel distretto di KOLDA all’interno delle comunità rurali e nei villaggi frontalieri della Guinea-Bissau.

I settori di intervento in cui il progetto si inserisce si possono riassumere in interventi in ambito sanitario, agricolo e dell’informazione-istruzione volti al miglioramento delle condizioni di salute e per il miglioramento della condizione femminile e dell’infanzia.

Il progetto si realizza attraverso attività di formazione e istruzione primaria delle donne e interventi per il sostegno al microcredito, all’imprenditoria femminile locale e alla tutela dell’ambiente e delle risorse idriche, tutte attività volte a favorire la sicurezza alimentare.

I bisogni fondamentali della popolazione, tuttora non soddisfatti, riguardano la sicurezza alimentare (disponibilità di cibo nell’arco dell’anno, sufficiente a fornire le calorie necessarie alla sussistenza), la disponibilità di acqua potabile e per uso agricolo, la disponibilità di energia termica ed elettrica prodotta da fonti rinnovabili povere, l’alfabetizzazione degli adulti che abiliti gli abitanti ai rapporti con il mercato e le istituzioni, l’istruzione tecnica per l’incentivazione dell’imprenditorialità, in particolare femminile, la sicurezza igienica e sanitaria che consenta di innalzare la speranza di vita, riducendo e sconfiggendo malattie infantili, quelle infettive, l’HIV e le conseguenze sanitarie e sociali delle pratiche di mutilazione sessuale sulle donne. 

Il progetto era volto a creare occupazione e reddito familiare per consentire una minore pressione sui giovani, in questi anni spinti dagli stessi familiari all’emigrazione clandestina, che presenta altissimi rischi con elevato indice di perdite umane, come testimoniato da recenti ricerche, effettuate anche dall’ONG 7A Maa-rewee.

L’obiettivo posto di crescita economica, umana e civile della popolazione viene raggiunto attraverso la promozione della donna, come attore sociale nella società rurale.

Il progetto si prefiggeva quindi di allargare a un numero più vasto di donne i benefici derivanti dalla coltivazione degli orti irrigui, in grado di innescare la vendita dei piccoli surplus oltre che di garantire il superamento dalla carestia, e derivanti dall’allevamento delle capre.

Il circolo virtuoso di entrate economiche proprie delle donne e la diffusione del microcredito ha permesso alle donne e alle famiglie  beneficiarie di essere in grado di agire sull’accesso alle medicine, ai controlli sanitari, all’istruzione per le bambine. 

Il Gruppo Donne di Ponte San Nicolò ha mantenuto e mantiene tutt'oggi uno stretto contatto con il territorio, garantendo il monitoraggio dei risultati con visite ripetute nei luoghi di svolgimento delle attività. In data 26 settembre 2011 il Gruppo Donne di Ponte San Nicolò ha inoltrato alla Regione Veneto la domanda di finanziamento ad un nuovo progetto dal titolo “Donne: formazione, coltivazione, impresa a Kolda”.

venerdì 29 giugno 2012

Il sistema sanitario in Senegal - alcuni aspetti

Il progetto dell'Associazione Bethania Hospital Serivice di Padova sarà realizzato nella Comunità Rurale di Coumbacarà e prevede 3 azioni principali: 
  1. Adeguamento delle strutture sanitarie del Centro di Salute a salvaguardia della salute materna e del bambino (il materiale è già arrivato in parte al Centro tramite container), 
  2. Formazione del personale locale nel settore ostetrico e ginecologico (in corso).
  3. Sensibilizzazione della popolazione con particolare attenzione alla promozione della salute della madre e del bambino (in corso).
 Vi presento alcuni aspetti di contesto sul sistema sanitario del Senegal, sulla Regione di Kolda e sul progetto.

Il progetto si inserisce coerentemente nel contesto locale con le politiche sanitarie promosse dal governo senegalese attraverso il Piano Nazionale di Sviluppo Sanitario e Sociale (PNDS) per il periodo 1998-2008, i cui obiettivi sono: ridurre la mortalità materna, la mortalità infantile e il tasso di fertilità. A Kolda in particolare, la mortalità infantile e giovanile è ad un livello preoccupante: un bambino su otto muore prima del quinto anno di età e il tasso di mortalità infantile e giovanile supera di molto la media nazionale. Anche la copertura dei servizi sanitari, a livello distrettuale, è drasticamente inferiore alla media nazionale. Il sistema sanitario nazionale in Senegal è strutturato come una piramide a quattro livelli: 
·         ospedale centrale
·         ospedale regionale
·         distretto sanitario
·         comunità rurale

Il distretto sanitario occupa il livello operativo della struttura piramidale e attualmente in Senegal sono presenti 52 distretti sanitari. Ogni distretto comprende, a livello base, un “Centre de Santé” (Centro Sanitario – nella Regione di Kolda ne sono presenti tre), una rete di 15/20 “Poste de Santé” (“Posti di Salute” – ambulatori dove è presente un infermiere che assicura l’assistenza di base) e copre una popolazione compresa tra i 5000 e i 10000 abitanti. I Poste de Santé si trovano nelle comunità rurali e sono affiancati da altre strutture sanitarie rurali, come le “Case de Santé”, ambulatori privi di vero e proprio personale sanitario, presidiate solo da agenti comunitari, persone in grado di fare le prime elementari prescrizioni. Nella Regione di Kolda la situazione sanitaria è molto critica: il tasso di mortalità materna e quello infantile sono molto elevati (mortalità infantile pari a 137/1000 nati vivi) e la Regione dispone di una scarsa copertura sanitaria: un solo ospedale centrale a Kolda e 3 distretti sanitari non sufficientemente articolati ed equipaggiati. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità il rapporto abitanti/Centre de Santé è pari a 50.000/1; a Kolda un Centre de Santé copre l’assistenza medica di 322.207 abitanti. Negli ambienti rurali la situazione è aggravata anche dalla difficoltà di raggiungere i due terzi dei villaggi durante la stagione delle piogge. Inoltre, le Case de Santé, che possono rifornire anche più di 50 villaggi, sono nella maggioranza dei casi prive di materiale sanitario di base e il personale è numericamente insufficiente e non adeguatamente formato: nessun ginecologo in tutta la Regione, una “sage–famme” (infermiera riconosciuta dalla popolazione dei villaggi) ogni 3500 donne incinte (L’Organizzazione Mondiale della Sanità individua una “sage-famme” ogni 300 donne incinte il numero minimo per garantire un’adeguata assistenza). Le donne partoriscono generalmente in casa, in condizioni precarie e drammatiche. Per quanto riguarda le visite prenatali, la Regione di Kolda registra una percentuale di utilizzo del 15% sul totale delle donne incinte, inferiore del 5% alla media nazionale, come illustrato dal grafico.

Il Comune di Kolda mostra la seguente ripartizione dei Poste de Santé nelle comunità rurali:

Comune di Kolda (Regione di Kolda)
Circoscrizione amministrativa
Comunità rurale
Poste de Santé
Dabo
Bagadadji
2
Coumbacarà
1
Dabo
2
Mampatim
2
Salikégné
2
Dioulacolon
Dioulacolon
2
Médina El Hadj
1
Saré Bidji
2
Tankanto Escale
1
Médina Yoy Foulah
Fafacourou
2
Médina Yoro Foulah
2
Ndorma
2
Pata
3

Come mostra la tabella, la Comunità Rurale di Coumbacarà (Circoscrizione amministrativa di Dabo), area di intervento del progetto, dispone di un unico Poste de Santé, situato a Coumbacarà, un villaggio di 1170 abitanti, a 75 km a sud-est di Kolda. Il Poste de Santé è stato costruito nel 1990 e attualmente dispone di un ambulatorio e di un reparto maternità scarsamente attrezzati. In particolare, il reparto maternità dispone di un letto ginecologico obsoleto, tre letti post parto per le madri e due letti per i neonati, cinque bombole di gas e strumentazione di base. In questo reparto vengono effettuati circa dieci parti al mese, gratuiti. Le visite, invece, hanno un costo di 200 franchi CFA (circa 0,30 €). Il personale medico, numericamente insufficiente e non adeguatamente formato, è costituito da un infermiere, un aiuto infermiere e quattro matrone. Sulla base di un’indagine realizzata nel villaggio a febbraio 2008, attraverso Focus Group a cui hanno partecipato donne, personale medico, capi villaggio della zona e referenti territoriali della ONG 7a/Maa Rewee che da anni operano nel territorio, è emerso che, differenza di altri villaggi, a Coumbacarà la maggior parte delle donne partorisce in questo ambulatorio: i parti domiciliari sono quasi inesistenti. Inoltre, nonostante l’inadeguatezza dell’assistenza sanitaria offerta, questo ambulatorio è il punto di riferimento di 58 villaggi: 50 villaggi della Comunità Rurale e 8 villaggi della limitrofa Guinea – Bissau. Il progetto che si vuole realizzare, quindi, intende qualificare, in termini di implementazione delle attrezzature mediche e di formazione del personale, un servizio sanitario che ad oggi è già utilizzato dalla popolazione della comunità rurale.

giovedì 14 giugno 2012

17 giugno: la comunità senegalese di Padova è in festa


L’associazione A.S.C.A.N. ha organizzato la sesta edizione della manifestazione socio culturale della tradizione Senegalese.

Vi aspettiamo numerosi

PROGRAMMA della GIORNATA

ore 9:00 – Apertura fiera dell’artigianato africano in piazza della frutta
ore 10:00 Convegno: “Gli stranieri, quale impatto economico sulla società?».
ore 13:30 Fine convegno e ritrovo in piazza della frutta per il pranzo senegalese
ore 15:00 Inizio manifestazione con gruppi musicali, danze.
ore 17:30 Lotteria: primo premio un biglietto aereo per Dakar.
ore 18:00 Proseguimento gruppi musicali (sabaar).
ore 20:00 Conclusione della manifestazione.