lunedì 28 novembre 2011

La mia prima esperienza a Kolda: pensieri (Aprile 2005)

La mia prima esperienza a Kolda, presso la ONG 7a è stata nel 2005, realizzata insieme ad una mia collega, Chiara, all'interno del tirocinio conclusivo del mio corso di laurea triennale in Cooperazione allo Sviluppo dell'Università di Padova. Trascrivo qui di seguito sotto forma di lettera, alcuni ricordi più significativi del primo periodo a Kolda ne nei villaggi limitrofi.

I primi giorni a Dakar sono stati davvero difficili. Abbiamo alloggiato presso una zia di Awa, la figlia del presidente della ONG 7a e lì abbiamo iniziato a capire come funziona la famiglia africana: persone nuove che sbucano da tutte le parti ogni giorno e non si riesce a capire chi è figlio di chi, quante mogli ha tizio, quanti figli ha caio. Inoltre qui hanno tutti il vizio di parlarci in wolof e di sghignazzare con gli altri nella loro lingua.  La grande famiglia che abbiamo conosciuto è stata sempre squisita con noi…avevamo sempre qualcuno che ci accompagnava a telefonare o a fare un giro, in quanto era sconsigliato uscire sole. Ma il vero problema è stato affrontare Dakar: tutti ci erano addosso e cercavano di venderci tutto, un inquinamento che supera l’immaginabile e gente ovunque. 

Il viaggio per arrivare a Kolda è stato un incubo: in 8 dentro una normalissima station wagon, adattata con dei sedili di fortuna a contenere così tanta gente. La temperatura è passata in 4 ore da 20 a 42 gradi. Da ora siamo alloggiate a casa del presidente della ONG, il dottor Mballo. Dormiamo in una capanna circolare con uno splendido tetto di paglia, enorme. Non c’è acqua corrente, ci si lava con i secchi d’acqua che prendiamo dal pozzo, per fortuna il pozzo si trova nel giardino della casa. Si mangia con le mani in un grande piatto comune e solo riso. La casa è abitata da moltissime persone: ci sono tre ragazzi che abitano in una stanza a fianco alla nostra capanna, due studiano e uno lavora, poi c’è una ragazza che penso sia la cugina di qualcuno, poi c’è la seconda moglie di Mballo, sua figlia, donne che vanno e vengono, ragazzi che vanno e vengono (amici dei ragazzi che vivono qui). E anche se non ci sono i padroni di casa non importa, la gente entra prende il the, si siede, mangia parla, se ne va, ne arriva altra, alcuni dormono qui, altri sono amici di amici, alcune sono le donne che beneficiano dei progetti della ONG. 

Abbiamo conosciuto i vari agenti che lavorano a 7a e sono davvero persone in gamba e con grande passione. Già il primo giorno abbiamo assistito ad un’assemblea sul progetto sulla patata: erano presenti le rappresentanti dei villaggi e si sono confrontate nella produzione e commercializzazione della patata. Pian piano stiamo iniziando a conoscere i vari progetti della ong: sesamo, mais, microcredito e educazione sanitaria.Siamo andate a visitare un villaggio beneficiario di un progetto di microcredito per le donne: Ilyao.

Arrivate al villaggio siamo rimaste parecchio a parlare con la presidente e altre donne, abbiamo mangiato (alle12…riso) e poi abbiamo ri-mangiato (riso alle 15), per scoprire che il pasto delle 12 era solo la colazione. Poi Chiara ha avuto la geniale idea di fare un po’ di palloncini per i bambini del villaggio...nel giro di 20 minuti sono arrivati tutti i bambini del villaggio che hanno accerchiato lChiara, la quale è dovuta rifugiarsi nella capanna per sopravvivere. Quindi ci siamo ritrovate io, chiara (che continuava a fare palloncini...ne avrà fatto almeno 100) altre due persone dentro la capanna con la porta bloccata dai bambini e 42 gradi!! E non potevamo uscire ne tanto meno tornare a casa perché stavamo aspettando alcuni agenti 7 a che erano andati in moschea a pregare. Alla fine usciamo dalla capanna e io vengo trascinata in un’altra capanna da una donna che vuole assolutamente mostrarmi il suo bambino appena battezzato. Prego un agente di 7a di accompagnarmi (almeno per tradurmi da peul a francese) e entro nella capanna: tutta la famiglia mi si presenta e lì sfoggio il mio peul base e poi la donna mi fa accomodare e mi mette il braccio il suo bambino…poi mi hanno chiesto di fare foto: prima alla madre e al bambino, poi a tutta la famiglia allargata e infine siamo dovute andare a cercare il padre perché la donna voleva anche una foto con suo marito. E per finire abbiamo trovato anche degli amici del padre che hanno voluto anche loro delle foto. Pazzesco! Una giornata meravigliosa. Poi Chiara ha avuto un’altra brillante idea: “Giulia fammi una foto con i bambini”…sono arrivati bambini da tutto il villaggio per farsi fotografare...infine mi fa “fammi una foto con quel bambino che ha il palloncino in mano”...tutti i bambini sono corsi a prendere i loro per farsi fotografare di nuovo!! E per concludere la giornata la presidente del GPF (gruppo promozione femminile) ci ha regalato un gallo come segno di benvenuto.. il povero gallo si è fatto tutto il viaggio con le zampe legate sul bagagliaio del pick up. Ma non si poteva certo rifiutare! 


Formazione donne sul microcredito e sul meccanismo del prestito -Villaggio di Coumubacarà (2005)

1 commento:

  1. Incredibile, ma vero, ho visitato un sito di prestito tra grave individuo in tutto il mondo e ho conosciuto una grande signora, dal nome della sig. ra violetta che aiuta le persone e che ha concesso un prestito di 10.000 euro che ho pagato per 3 anni con un interesse molto basso sulla sua parte o il 3% su tutta la durata del prestito e lì la mattina successiva Ho ricevuto i soldi senza protocollo. Necessità di credito personale, la banca si rifiuta di concedere il prestito, sei in cdi e un altro di applicare ad esso e si stringe soddisfatti ma attenzione a voi che non rimborsare i prestiti.
    Ecco la sua e-mail: violettaperez5@gmail.com

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