La Difesa del Popolo 5 febbraio 2012
C’è alleanza tra le donne sannicolesi e quelle del Senegal.
La speranza si tinge di rosa. Ne sono fermamente convinte le
componenti del Gruppo Donne di Ponte San Nicolò, che da più di 10 anni
investono gran parte delle loro energie nella promozione di progetti umanitari
a favore degli abitanti, in particolare delle donne, della Regione agricola di
Kolda in Senegal.
Le buone intenzioni non bastano, però, quando si vuole
migliorare la vita delle persone che abitano dall’altra parte del mondo. Gli
aiuti a fondo perduto possono tamponare le ferite, ma non curano le
malattie. Ed è proprio per questo che il
gruppo, ogni due anni, parte alla volta dell’Africa per verificare la buona
riuscita del progetti che promuove. L’ultimo di questi viaggi, durato due
settimane, si è concluso lo scorso 16 gennaio e ha coinvolto 25 persone tra
donne, i loro mariti e i loro figli.
Ad accompagnarli c’erano Ndiobo Mballo e la figlia Awa,
rispettivamente Presidente e Responsabile dei progetti femminili della ONG 7a
Maa-Rewee. Da dieci anni il rapporto tra la ONG africana e il gruppo
sannicolese è molto stretto, e grazie a questo legame è stato possibile, con i
finanziamenti provenienti di volta in volta dai Comuni, Regione Veneto e Unione
Europea, avviare decisivi interventi a favore dei diritti delle donne, tra cui
l’alfabetizzazione e la scolarizzazione, il credito rotativo delle capre e il
microcredito.
“L’alfabetizzazione – spiega Maria Lucina Rigoni, Presidente
del Gruppo Donne di Ponte San Nicolò – consente alle donne non solo di leggere
e scrivere, ma soprattutto insegna a loro a fare i calcoli, che è fondamentale
quindi si hanno tra le mani dei soldi”. Il Credito Rotativo della Capre
permette alle donne di prendere in“prestito” bestiame da allevare, dal quale
ricavare latte e capretti, che diventano sia merce da vendere sia merce per i
figli. Questi progetti di microimprenditoria hanno permesso negli anni un
rilevante aumento del benessere: “Nei nostri primissimi viaggi – spiega Ivana
Bozzolan – avevamo trovato pochissime capre. Ora invece, nei villaggi di Kolda,
oltre alle molte capre, si possono scorgere le prime mucche”.
“Avere dei soldi – osserva Maria Lucina Rigoni – permette alle
donne di prendere le decisioni assieme ai mariti. E i soldi in mano alle donne
diventano libri e medicine per i figli”. Le donne di Kolda rispetto a soli
pochi anni fa hanno più tempo da destinare al lavoro e alla cura dei figli
grazie ad un altro dei progetti promossi dal gruppo sannicolese: l’installazione
di due mulini elettrici.
Ma il ruolo delle donne, tuttavia, è ancora molto marginale:
“Più che l’Islam – spiega Ivana Bozzolan – sono le tradizioni animiste che
penalizzano le donne. L’economia sarà il mezzo del riscatto? Può esserlo anche
la politica. Proprio per questo la spedizione padovana ha fatto tappa nel
villaggio di Coumbacarà per una lezione di educazione civica”. In Senegal il
suffragio esiste dal 1960, ma poche sono le donne, soprattutto nelle campagne,
che esercitano il loro diritto. A queste a parlato Maria Lucina Rigoni: “Se le
donne votassero potrebbero eleggere altre donne. Queste pretenderebbero delle
leggi per cui nessun uomo lotterebbe”.
La tipica allegria africana spesso di scontra con l’estrema
precarietà della vita umana: “Nel Villaggio di Aliou Samba – racconta Ivana
Bozzolan – ci stavano accogliendo con una grande festa. Ma subito è giunta la
notizia che in una capanna vicina una ragazza di vent’anni, che soffriva d’asma,
per noi una malattia banale, era appena morta”.
A rincuorare i partecipanti del viaggio è stato il successo
dell’ultimo progetto, volto a sviluppare la coltivazione della Jatropha Curcas,
una pianta che, usata come recinzione naturale degli orti, contrasta la desertificazione
e i cui semi sono un concime potentissimo.
Un uso ben diverso da quello che della Jatropha fanno alcune multinazionali,
che la coltivano a latifondo unicamente per ricavarne biodisel.
Incoraggiate dai progressi fatti finora, le componenti del
gruppo donne già pensavano a nuovi interventi: in cantiere una diga per la coltivazione
del riso e nuovi progetti per la lotta contro la desertificazione. In preparazione
anche un opuscolo per raccontare le esperienze maturate durante l’ultimo
viaggio in Senegal. “È bello – conclude Maria Lucina Rigoni – vedere il
progresso che c’è stato in così poco tempo dal nostro primo viaggio, dieci anni
fa. Ci sono più orti, più capre, ma soprattutto c’è più vita nei villaggi. Lo capisci
dagli occhi della gente”.
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